Il Caso: dalla crisi alla ripartenza

l'analisi di un caso reale di un’azienda che ha ritrovato equilibrio e margini con una strategia di risanamento

Ogni crisi d’impresa è diversa, ma tutte hanno qualcosa in comune: nascono dal disequilibrio tra ciò che l’azienda fa, ciò che può sostenere e ciò che il mercato le riconosce.

Questo è il caso — reale nei contenuti, ma anonimizzato — di una piccola impresa metalmeccanica che ha attraversato una crisi profonda e ne è uscita più solida di prima.
Un esempio concreto di come la consulenza strategico-finanziaria possa trasformare un periodo di difficoltà in un percorso di rinascita.

  1. Il contesto: una crescita disordinata

L’azienda, con 25 anni di storia e una decina di dipendenti, produceva carpenterie leggere per il settore edilizio.
Negli anni precedenti la crisi aveva vissuto una fase di espansione: nuovi macchinari, nuovi clienti, più ordini.
Ma sotto la superficie del successo si nascondevano alcuni squilibri:

  • I margini operativi si stavano assottigliando;
  • Il magazzino cresceva senza controllo;
  • I tempi di incasso si allungavano;
  • L’azienda dipendeva da due soli clienti, che generavano oltre il 70% del fatturato.

Nel 2023, il primo segnale d’allarme: una forte riduzione degli ordini da parte di uno dei due clienti principali.
Nel giro di pochi mesi, la liquidità si era prosciugata e i fornitori avevano iniziato a sollecitare i pagamenti.

  1. L’intervento: capire prima di tagliare

Il titolare, consapevole che “tagliare costi” non sarebbe bastato, ha chiesto un supporto di consulenza strategica e finanziaria.

La prima fase è stata la diagnosi, basata su tre strumenti:

  • Riclassificazione del bilancio per capire la reale redditività dei reparti;
  • Analisi per indici (ROS, ROI, DSCR, PFN/EBITDA) per misurare la sostenibilità economica e finanziaria;
  • Analisi dei flussi di cassa per identificare i punti critici di liquidità.

È emerso che la crisi non derivava solo dalla perdita del cliente principale, ma da un modello di gestione troppo dipendente dai volumi e poco orientato ai margini.
L’azienda vendeva molto, ma guadagnava poco — e con margini così sottili, un imprevisto era sufficiente a generare il collasso.

  1. Il piano di risanamento: tre leve per la ripartenza

Dopo la diagnosi, è stato definito un piano di risanamento articolato su tre leve principali.

1️ Riequilibrio economico

  • Revisione del listino prezzi, allineandoli al costo effettivo di produzione;
  • Chiusura di un reparto non redditizio;
  • Introduzione di una contabilità industriale semplificata per misurare i margini per commessa.

2️ Riequilibrio finanziario

  • Analisi del fabbisogno di cassa e definizione di un piano di rientro con le banche;
  • Rinegoziazione delle dilazioni con i fornitori e nuovi termini con i clienti;
  • Riduzione del magazzino e delle scorte a lenta rotazione.

3️ Rilancio strategico

  • Diversificazione della clientela attraverso un piano commerciale strutturato;
  • Introduzione di una nuova linea di prodotti con maggiore valore aggiunto;
  • Formazione interna e ridefinizione dei ruoli chiave.
  1. I risultati dopo 12 mesi

Dopo un anno dall’avvio del piano, i numeri hanno parlato chiaro:

Indicatore
Prima
Dopo 12 mesi
Fatturato
1,8 mln €
1,6 mln €
Margine operativo (EBITDA)
3%
10%
Indebitamento bancario
100% dei ricavi
65% dei ricavi
DSCR (copertura del debito)
0,8
1,5
Clienti principali
2
6

Il fatturato è leggermente sceso, ma la redditività è triplicata.
La liquidità è tornata positiva e la banca ha concesso nuove linee di credito a condizioni migliori.

L’imprenditore, per la prima volta dopo anni, ha ripreso a pianificare con serenità, dotandosi di strumenti di controllo mensile e un piccolo cruscotto di KPI gestionali.

  1. La lezione: la crisi come “check-up obbligatorio”

La crisi non è stata un fallimento, ma un momento di verità.
Ha costretto l’imprenditore a guardare l’impresa con occhi nuovi: meno emotività, più metodo.

Come mi disse al termine del percorso:

“La crisi mi ha insegnato che non basta lavorare tanto: bisogna capire dove si guadagna e dove si perde.”

Ogni impresa può trovarsi in difficoltà, ma la differenza la fa chi sceglie di affrontarla con consapevolezza, non chi la subisce.
La consulenza strategica, in questi casi, non è un costo: è una guida che trasforma la confusione in direzione.

La crisi non è la fine, è un passaggio.
Un’opportunità per correggere la rotta e ripartire su basi più solide.
Serve analisi, metodo e fiducia: gli strumenti tecnici individuano le soluzioni, ma è la volontà dell’imprenditore che le rende possibili.

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