Il Problema: Quando i conti non tornano

Riconoscere i segnali della crisi prima che sia troppo tardi

Ogni impresa può attraversare momenti di difficoltà.
Un calo di fatturato, un cliente importante che salta un pagamento, una stagione negativa: eventi comuni, ma che se si sommano o durano troppo, iniziano a erodere la solidità dell’azienda.

La crisi raramente arriva all’improvviso: manda segnali.
Il problema è che, spesso, l’imprenditore li interpreta come “momenti difficili” o “cose che si sistemeranno”.
Finché un giorno, la realtà bussa alla porta: mancano soldi in banca, i fornitori sollecitano, e il commercialista parla di “perdita di esercizio”.

  1. La crisi non è un fulmine a ciel sereno

Molte imprese entrano in crisi perché non leggono per tempo i sintomi.
Le prime avvisaglie sono quasi sempre economiche e finanziarie, ma vengono confuse con la normale ciclicità del mercato.

Ecco alcuni segnali da non ignorare:

  • Margine operativo in calo, anche se il fatturato resta stabile;
  • Aumento del capitale circolante, cioè troppi crediti e magazzino fermi;
  • Tensione di liquidità, con difficoltà a pagare fornitori e scadenze fiscali;
  • Dipendenza da un cliente o da pochi prodotti;
  • Eccessiva esposizione bancaria o uso costante degli affidamenti;
  • Disorganizzazione interna e mancanza di controllo dei numeri.

Uno solo di questi sintomi non basta a parlare di crisi, ma la loro combinazione, se prolungata, è un chiaro campanello d’allarme.

  1. Le tre fasi che portano alla crisi

Ogni crisi aziendale ha un percorso riconoscibile.
Capirlo aiuta a intervenire prima che la situazione diventi irreversibile.

1️⃣ Fase di squilibrio economico:
i costi crescono più dei ricavi, i margini si assottigliano, ma l’imprenditore pensa che basti “lavorare di più”.

2️⃣ Fase di squilibrio finanziario:
l’azienda comincia a usare gli affidamenti bancari in modo strutturale, i fornitori vengono pagati in ritardo e la liquidità sparisce.

3️⃣ Fase di squilibrio patrimoniale:
si accumulano perdite, il patrimonio netto si riduce e la banca inizia a chiedere garanzie personali.

Intervenire nella prima fase è un’azione di gestione; nella seconda diventa un’azione di difesa; nella terza è già ristrutturazione d’emergenza.

  1. Perché molti imprenditori non vedono la crisi arrivare

La risposta è semplice e umana: perché lavorano dentro l’azienda, non sopra di essa.
Quando si è immersi nelle urgenze quotidiane, non si ha tempo (né strumenti) per leggere i numeri.
Il bilancio arriva mesi dopo, i conti correnti si guardano “a occhio”, e le decisioni si basano più sull’intuito che sui dati.

Questo atteggiamento non è superficialità: è una conseguenza naturale di chi vive l’impresa con passione.
Ma senza una lettura strategica e una visione oggettiva, la passione può diventare un limite.

  1. Il ruolo del consulente strategico nella fase di diagnosi

Quando emergono segnali di crisi, la priorità è capire dove si è rotto l’equilibrio.
Il consulente strategico interviene con un approccio tecnico, ma non freddo: analizza i dati, ma ascolta anche la storia dell’imprenditore.

Gli strumenti chiave di questa fase sono:

  • Analisi per indici (ROI, ROS, DSCR, PFN/EBITDA), per valutare redditività e sostenibilità finanziaria;
  • Riclassificazione del bilancio, per trasformare numeri contabili in informazioni gestionali;
  • Analisi dei flussi di cassa, per capire se l’azienda genera o brucia liquidità;
  • Mappa delle cause della crisi, che distingue problemi strutturali da fattori temporanei.

Il fine non è “dare colpe”, ma capire dove intervenire per rimettere in equilibrio il sistema azienda.

  1. Crisi come occasione di consapevolezza

La crisi, se affrontata con metodo, può diventare un punto di svolta.
Molte imprese escono più solide di prima, con strutture più leggere, processi più chiari e maggiore controllo dei numeri.

Come dico spesso agli imprenditori che seguo:

“La crisi è la verità che emerge quando i numeri smettono di nascondere la realtà.”

Non è la fine di un percorso, ma l’inizio di una nuova consapevolezza.
Serve lucidità, umiltà e coraggio — ma anche strumenti concreti e una guida esperta.

Riconoscere i segnali della crisi è il primo passo per prevenirla.
Aspettare che “passi da sola” è il modo più sicuro per aggravare la situazione.

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