Il Caso: due generazioni, un’unica visione

Ogni passaggio generazionale è una storia di relazioni, più che di numeri.
Dietro i bilanci, le quote e i ruoli ci sono persone, valori e visioni del mondo che a volte si incontrano e a volte si scontrano.

Il caso che racconto oggi riguarda una piccola impresa familiare del settore arredo, con due generazioni impegnate nel difficile equilibrio tra continuità e cambiamento.
Un’esperienza che mostra come la consulenza strategica, se ben impostata, possa trasformare un potenziale conflitto in una straordinaria occasione di sviluppo.

Il contesto: due visioni a confronto

L’azienda nasce negli anni ’90 grazie al fondatore, un artigiano con forte intuito commerciale e un’idea semplice: offrire arredamento di qualità con un servizio personalizzato.
Negli anni, il marchio si consolida nel territorio e diventa un punto di riferimento.

Con l’arrivo dei figli, laureati in economia e design, si apre una nuova prospettiva: digitalizzazione, social media, e-commerce, marketing data-driven.

Ma mentre la seconda generazione guarda avanti, la prima fatica a cedere il timone.
Il risultato? Decisioni rallentate, strategie non allineate, tensioni implicite in azienda.

Il padre temeva di perdere il controllo.
I figli temevano di non essere ascoltati.

La consulenza: creare uno spazio neutrale

Quando siamo stati chiamati, la richiesta era semplice ma ambigua: “Aiutateci a trovare un modo per andare d’accordo.”
Il primo passo è stato quello di creare uno spazio di ascolto e analisi neutrale, attraverso incontri separati e poi congiunti.

Abbiamo utilizzato strumenti tecnici ma con un approccio umano:

• Mappa delle competenze → per capire i punti di forza di ciascun membro;
• Analisi dei ruoli (modello Belbin) → per evidenziare le complementarità del gruppo;
• Business Model Canvas condiviso → per ridisegnare insieme la strategia aziendale;
• Lanterna dei Valori → per far emergere i principi comuni che univano le due generazioni.

Il processo ha permesso di passare dal “chi comanda” al “cosa vogliamo costruire insieme”.

La soluzione: una nuova governance condivisa

Dall’analisi è nata una governance familiare su misura, costruita in modo partecipato.
Tre decisioni sono state fondamentali:

1️⃣ Divisione dei ruoli:
Il padre è rimasto presidente, con funzioni di rappresentanza e supervisione;
i figli hanno assunto la direzione operativa e strategica, con obiettivi misurabili.

2️⃣ Creazione di un “Comitato di famiglia”:
Un incontro mensile per condividere risultati, decisioni e piani futuri.

3️⃣ Piano di sviluppo triennale:
Basato su due linee guida: rafforzare il brand e digitalizzare i processi.

Il passaggio non è avvenuto in un giorno, ma è diventato un percorso graduale di allineamento e fiducia.

I risultati dopo un anno

A distanza di 12 mesi, i risultati hanno superato le aspettative:

L’impresa ha avviato una piattaforma e-commerce, rinnovato il marchio e ampliato la clientela con un target più giovane, senza perdere la propria identità artigiana.

Il fondatore oggi dice: “Non ho perso l’azienda. L’ho vista rinascere.”

La lezione: il valore della fiducia organizzata

La chiave del successo non è stata solo tecnica, ma relazionale.
Attraverso il metodo e il dialogo, la famiglia ha trasformato la leadership in governance, e la successione in continuità consapevole.

Il consulente strategico, in questi contesti, è come un “interprete organizzativo”:
aiuta a tradurre le emozioni in decisioni, i ruoli in regole, i valori in visione.

Il passaggio generazionale non è un cambio di persone, ma un cambio di prospettiva.
Quando la governance diventa lo spazio in cui convivono esperienza e innovazione, l’impresa ritrova la sua forza più autentica: l’unità nella diversità.

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